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PARROCO E CARDINALE O CARDINALE E PARROCO ???

PARROCO E CARDINALE O CARDINALE E PARROCO ???

Ho letto su Avvenire del 7 novembre il curriculum di Mons. Angelo Comastri, in cui si parla della sua vita come professore di Seminario, Vescovo e ultimamente come Vicario del Papa per la città del Vaticano e presidente della fabbrica di San Pietro; vorrei completare tale curriculum perché non è stato accennato che la sua vita sacerdotale è iniziata con un periodo molto importante, che è quello dei suoi anni trascorsi nelle parrocchie. Ha iniziato la sua missione sacerdotale facendo per quattro anni l’aiuto cappellano delle carceri di Rebibbia e Regina Coeli a Roma, in seguito gli sono state affidate tre parrocchie, prima per due anni a….(non ricordo dove) poi per ben undici anni è stato Parroco di Porto Santo Stefano, dove è rimasto fino alla sua nomina a Vescovo della Diocesi di Massa Marittima.

cardinal comastri

Voglio ricordare quel periodo perché l’ho conosciuto allora, pur vivendo tanto distanti, attraverso il telefono. E’ stato lui a cercarmi non io. La cosa è andata così. Una mia amica, sua parrocchiana, nel 1985 gli aveva portato un’audio cassetta da me incisa intitolata “lettera a un amico”. Una sera mi telefonò per dirmi che quel giorno l’aveva fatta sentire all’adunanza dell’AVO – assistenza volontaria ospedaliera – al posto della sua istruzione e mi ringraziava per l’attenzione con cui era stata seguita. Non solo l’aveva ascoltata lui personalmente, ma l’aveva fatta ascoltare ad altri, perché la riteneva utile. Questo era ed è lo spirito di Angelo Comastri, ora eletto Cardinale: parroco, padre, guida e tale è anche adesso, lo sento dalle migliaia di persone che lo incontrano a San Pietro dove si fa egli stesso guida alle tombe dei Papi.
Una volta, nell’accompagnare a braccetto una donna in difficoltà a camminare, cadde, ebbe conseguenze lunghe e dolorose a una caviglia per cui fu obbligato a stare fermo alcuni mesi. Un Cardinale, un Vescovo, un Monsignore è grande solo se si fa piccolo, se si sente davvero padre più che maestro, se si mette il grembiule al posto dei sfarzosi paramenti, e si fa davvero servo degli ultimi e, nel servizio, mette l’amore, il sacrificio, i desideri e le lacrime di un genitore, di un amico, di un fratello.

L’ho incontrato a Loreto dove le sue attenzioni le sue carezze, i suoi abbracci, il suo tempo era dedicato preferibilmente a chi non godeva di questi beni. Quando era Parroco a Porto Santo Stefano molti lo ricordano per la sua attenzione ai poveri, ai malati; andava nelle loro case a portare medicine, pane e cibo preparato da sua mamma per chi non poteva procurarselo perché povero o senza lavoro o malato. Visitava le case dei ricchi e dei potenti con lo stesso zelo e la stessa passione per il bene delle anime, che metteva nell’incontrare i poveri, i malati, perché quelli molto spesso, sono poveri e malati nello spirito e tali malattie e povertà sono ben più difficili da guarire.

Durante quel periodo chiamò nella sua Parrocchia Madre Teresa di Calcutta e altri credibili testimoni del Vangelo, come Ernesto Olivero per spronare i suoi “figli” a imitarli, perché chi ha fede non basta che la tenga per sé, ma la deve dimostrare con le opere: la carità, il perdono, la misericordia, l’accoglienza. Inoltre istituì all’incontro di tre giorni per gli ammalati all’Argentario, giorni straordinari ai quali ho potuto partecipare per 3 anni fino al 2003, poi a causa delle mie aggravate condizioni di salute, non ho più potuto andare e ne ho gratitudine e tanta nostalgia. Quante amicizie e bei ricordi ho di quel luogo, anche per le bellezze naturali che là si ammirano. Un vero Paradiso!

Ho scritto tutto questo (ed è poco) per un atto di riconoscenza, non solo a nome mio, ma di tutti quelli che l’hanno incontrato e per fargli un augurio che è quello di rimanere, anche nei “palazzi”, il parroco di sempre, il padre, il fratello, che tutti possono avvicinare, ascoltare senza i “lacci” che, senza volerlo, possono imporgli il cerimoniale o l’aria maestosa che si respira in Vaticano.

Finisco con quello che mi ha scritto un’amica molto povera e quasi analfabeta, che fa parte dell’associazione delle “briciole” voluta da Mons. Comastri (associazione che unisce malati e sani attraverso la preghiera e la posta per aiutare a vivere il vangelo nella sua totalità). Ho letto quel biglietto e ho gioito: ” Sai Carla, gli ho scritto e lui mi ha risposto dicendomi “carissima…” sai mi ha detto carissima, mi sembra scritto da Gesù…”. Questa amica è fra gli ultimi, ma è la prima nel cuore di Dio e di chi lo segue davvero.
Avremo tante belle sorprese in Paradiso!!! Io, se ho da rispondere a un prelato, a un laureato o a un malato in difficoltà o depresso e sfortunato…dò la precedenza a quest’ultimo, perché mi metto nei suoi panni e mi chiedo: cosa desidererei io?
I potenti sono ascoltati da tutti, il grido dei poveri invece, giunge al cielo, ma la terra fa fatica a sentirli. Auguri Don Angelo da tutti quelli che ti vogliono bene e delle briciole in particolare!

Carla Zichetti

e-mail carla.zichetti@libero.it

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