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Maria: la grazia e la croce

Maria: la grazia e la croce

Maria: la grazia e la croce

Mi ha telefonato Maria – nome di fantasia – (85 anni). Le avevo mandato il libretto – Spigolature –  nonostante non avessi avuto più sue notizie da quasi due anni e le avevo chiesto: Dove sei? Come stai? Ecco cosa mi ha detto al telefono, perché fa fatica a scrivere .(Se non avessi subito trascritto ciò che mi ha detto l’avrei dimenticato…il valore dello scritto!!! Ora è una luce per noi!)

Carla ho davanti il tuo libretto, “SPIGOLATURE” a pagina 82 dove c’è la fotografia di Mons. Comastri che alza il calice. Carla, vedendo quel calice ho pensato a te, ma soprattutto a mia figlia (56 anni) che è ridotta secca come un osso; la nutrono con un tubicino. Da più di un anno non andavo a trovarla, perché sono stata operata e poi ho trascorso molti mesi in ospedale. Ci sono andata con le stampelle.
Mia figlia è in un istituto da 17 anni, ha solo gli occhi che parlano; è ridotta così dalle botte che le dava l’uomo che viveva con lei, le ha fracassato la testa sbattendola contro il letto. Io gridavo piangendo:”Basta, basta…”, ma lui continuava, finchè non è sembrata morta. L’hanno operata immediatamente alla testa ma è rimasta paralizzata, non ha più parlato e non sappiamo se capisce, però sorride, volta gli occhi.

briciole di gennaio

Maria parlava piangendo; già mi aveva raccontato questa storia che però stamattina mi sembrava nuova, come nuovo il suo dolore ogni volta che pensa a quella figlia, che ha lasciato sette bambini e che lei, nonna, ha cresciuto con sacrifici immensi, finchè ha potuto. Poi le assistenti sociali glieli hanno tolti e messi in affidamento in istituti vari. Le ultime due ragazze e un loro fratello sono stati più volte in carcere per commercio di stupefacenti ed ora una di loro è in una comunità di recupero; ogni quindici giorni le danno un permesso di poche ore per andare a trovare la nonna, ma: ”non può sgarrare  di cinque minuti, altrimenti la rimettono dentro”, così mi ha detto Maria.
Che vita di dolore per questa povera mamma ultraottantenne!
Ci sono percorsi di sofferenza nella vita che, a loro confronto, le malattie o gli handicap anche gravi, fanno soffrire meno. Eppure quella nonna, di fronte alla fotografia del Vescovo che innalza il ”Calice” ha sentito il bisogno di telefonarmi, perché quel calice esprime la sua fede e la sua croce.

Il Santo Curato d’Ars diceva che per diventare santi ci vogliono due cose:
LA GRAZIA E LA CROCE.
Senza la grazia di Dio non si può spiegare la fede di Maria. Donna umile, semplice, provata da mille difficoltà, compresa la povertà, e dalla morte per poliomielite del suo bambino di 12 anni, (molti anni fa) me lo racconta sempre come se fosse avvenuta ieri e ogni volta le si rinnova il dolore, ma è sorretta da una grazia straordinaria che ha del miracoloso: va avanti.
Mi ha chiesto di pregare per lei perché se le mancasse anche questa figlia, pur così malata,  non sa se il suo cuore reggerebbe. Da  tanti anni Maria è in croce  con sua figlia. “Offro tutto a Dio Padre, come ha fatto Maria quando ha avuto in grembo suo figlio Gesù deposto dalla croce, per la pace nelle famiglie e perché tutti i malati siano amati, curati, rispettati e abbiano qualcuno vicino”. Se non è fede e sapienza questa che altro è?

Ho letto gli auguri scomodi che Don TONINO BELLO Vescovo di Molfetta, ha rivolto ai fedeli della sua Diocesi nel 1992, (è morto ancor giovane nel 1994) e ho capito perché la nostra amica Maria, pur vivendo una prova così dolorosa e umanamente insopportabile, esprima tanta fede, fiducia e abbandono in Dio, tanto da offrirla per il bene degli altri. Scrive Don TONINO BELLO:

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di coraggio…
Il Bimbo che dorme sulla paglia vi tolga il sonno… finchè non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio…
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire  che se anche voi volete vedere una gran luce, dovete partire dagli ultimi…
I pastori che vegliano nella notte “facendo la guardia al gregge” scrutando  l’aurora, vi diano il senso della storia, il gaudio dell’abbandono in Dio e vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri, che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”.

Buon anno 2011 a tutti  da Carla Z.

Grazie a tutte le amiche e amici briciole che mi hanno inviato gli auguri, sono arrivati a centinaia, da tutte le parti del mondo Indocina, Asia, America, Africa, Europa, Giappone, Cina, Italia fino al più sperduto paese di montagna o da un eremo. Per ognuna e ognuno la preghiera di tutti e per tutti, per aiutarci a vivere la volontà di Dio e amarci come Lui ci ama, ricordandoci che Lui ama tutti: santi e peccatori, per tutti è sceso fra noi e ha dato la vita. 
Spero che a ognuna sia arrivata la lettera di Natale, spedita a metà novembre. Carla Z.

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