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Il pane spezzato

Il pane spezzato

Il pane spezzato

Don Piero ( di lui ho scritto nella briciola di gennaio 2012-morto in aprile di quest’anno) ha detto a Lourdes nel 1977 dopo la proiezione di diapositive sulla vita di Bernadette alla fine delle quali appariva la scritta: “Cristo vive nel pane spezzato”. Questo il breve suo commento:

“Cristo esiste, vive nel pane spezzato della comunione, che vuol dire il pane condiviso, un po’ a me, un po’ a te, rinunciando io alla mia parte per fare comunione. Finchè tengo tutto per me, Cristo non lo scopro. Se qualcuno di noi fa fatica a credere questo, prenda se stesso, il suo pane, la sua anima, la sua scienza, la sua educazione, i suoi soldi, li divida, a quel punto scopre Dio”.

briciola di novembre

RITA

Quanti amici fra quelli che mi scrivono e quelli che ho incontrato, si sono fatti  “pane spezzato”, cibo per gli altri. Ricordo Rina  di Arcore (ora in cielo). Un giorno mi telefonò Pinuccia, (una briciola di Arcore) e mi disse che al pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Genova nel reparto dei grandi ustionatI, era ricoverata Rina una loro parrocchiana di 64 anni con tutto il  corpo ustionato a causa di  un incidente avvenuto in campagna: mentre bruciava delle sterpaglie, un’improvvisa folata di vento l’investì. “Se puoi, vai a trovarla, quando noi di Arcore non possiamo venire”. Faccio notare che i membri della sua parrocchia si erano organizzati e tutti i giorni, qualcuno di loro veniva a trovarla a Genova.
Mi hanno raccontato che Rina ogni mattina, prima di andare a Messa, faceva il suo giro per aiutare chi aveva bisogno di lei  e l’aspettava. Andava a infilare le calze a una sua vicina che non poteva farlo da sola, poi da un altro per aiutarlo ad alzarsi e lavarsi, da un’altra ancora per darle la colazione, di giorno si prestava a fare la spesa per chi ne aveva bisogno… E così ricca di doni li portava a Gesù nella comunione. Aveva preso in casa sua una giovane schizofrenica quando a questa era mancata la mamma la curava come una figlia, tanto che era riuscita anche a raddolcire il suo carattere.
Quando andavo a trovarla faceva festa. Mi aveva conosciuta attraverso le trasmissioni di Radio Maria. Un giorno le avevo portato due audio-cassette e lei, con un fil di voce, seguiva i canti che conosceva. Le si illuminava il volto quando sentiva quello che dice: “Prendimi per mano mio Dio, guidami nel mondo a modo tuo, la strada è tanto lunga e tanto dura, però con te nel cuor non ho paura”.
Una volta la sentii sussurrare: “Gesù dammi quello che mi merito”, perché si riteneva sempre in debito con Dio, allora io le suggerii: “Rina digli invece – Gesù dammi quello che mi hai meritato tu”, e lei mi sorrise. Il cappellano che andava a portarle la comunione diceva: “Non ho mai incontrato un’anima così”. Anche gli infermieri esprimevano stupore e ammirazione, sapevano quanto soffriva, era tutta una piaga, tranne il viso. Diceva spesso: “Gesù sono pronta, se tu vuoi vieni a prendermi” ed è andata incontro alla morte come andasse a una festa.
Non sarà mai nell’elenco dei santi ufficiali proclamati dalla Chiesa, perché ci vogliono soldi e tant’altro per indire la causa. In Paradiso quante sorprese avremo!

CRISTIAN

27 anni, si è ammalato che ne aveva 15. Abitava insieme ai genitori a Palazzo Canavese TO. Suo papà un giorno venne a prendermi per andare a trovarlo, perchè lui lo desiderava. Non potrò mai dimenticarlo. Ora è in cielo con gli angeli e mi protegge ancora.
Quando sapeva che dovevo partire per dare la mia testimonianza e sapeva delle mie condizioni di salute, mi mandava a dire dalla mamma, (quando ancora poteva parlare) di andare tranquilla, lui mi accompagnava con la preghiera e, al ritorno, voleva sapere come era andata, perché era sicuro che era andato tutto bene. Mi impressionò la sua stanza, era tutta al buio, perché non sopportava la luce, era però illuminata da una luce e un calore che non si sente in altri ambienti, c’era qualcosa di strano di impalpabile, ma vero. Non parlava, era immobile nel letto da 5 anni, sempre nella stessa posizione, alimentato con la PEG, respirava col respiratore perché èra stato tracheotomizzato, parlava col cenno delle palpebre e col sorriso. Il sì era un sorriso chiudendo le palpebre, il no era il viso serio e le palpebre aperte. Aveva certamente una linea diretta che lo metteva in comunicazione con Dio. I suoi genitori mi hanno raccontato cose straordinarie di lui. Quando ancora parlava, alla mamma che gli aveva chiesto: “Cristian preghi sempre per gli altri, chiedi per gli altri, perchè non chiedi mai niente per te?”, lui rispose: “PERCHÉ IO HO GIÀ TUTTO”.
Non inghiottiva niente, neanche una goccia d’acqua,l’unica cosa che inghiottiva era l’ostia.
Ecco il “pane spezzato” di Cristian. Ogni pomeriggio alle 17 circa la sua casa si riempiva di gente che andava a pregare con lui e la sua famiglia, il S. Rosario. Mi dice ancora mamma Mariarosa, che tanti hanno ritrovato o rafforzato la fede di fronte a questo miracolo di vita. “Prego perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”, ha detto Gesù. In Cristian queste parole sono diventate vita. La casa di Cristian non è stata e non è per chi l’ha conosciuto e la conosce ancora, la casa del dolore, ma la casa gioia  quella vera. E’ il “PANE SPEZZATO” che si fa vita per chi lo riceve e chi lo dà..
Cristian è andato in cielo il 16 gennaio 2003.
Ho letto che in una scuola il parroco ha chiesto ai bambini: “Chi sono i santi?”. Un bambino gli ha  risposto: “Sono quelli che fanno passare la luce”. E io, tu, noi, la facciamo passare?
Care briciole, ho ricordato, in questo mese di novembre in cui celebriamo la festa dei santi e dei nostri cari defunti, questi nostri amici (e ce ne sono tanti altri).Sono due piccole-grandi vite che hanno trasformato la loro sofferenza in “pane spezzato” e condiviso, perché la gioia di vivere, non è prendere, ma dare e darsi.
Sempre con tanta amicizia e voglia di vivere così, insieme a ognuna di voi,
vostra briciolina  Carla Zichetti.

Grazie a tutte le care briciole che rispondono con le loro testimonianze e riflessioni, sono un arricchimento per me che poi condividerò con tutti, anche questo è PANE SPEZZATO e ringrazio Dio che mi ha concesso di scrivere ancora , anche se con più fatica, perché sto peggio. Vi voglio bene. Carla

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