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Esserci

Esserci

Esserci

• 1 telefonata.
Era una domenica di maggio, giornata delle vocazioni, il cui motto era: “ECCOMI TU SEI LA MIA GIOIA”.  A ricordarmelo fu la telefonata di un’amica all’una di notte. A quell’ora mi svegliai di soprassalto, non riuscivo a capire se stavo sognando o se era realtà, tanto ero stanca. Ma no, era davvero il telefono. Dall’altra parte una voce femminile titubante e ansiosa mi diceva: “Scusa se ti chiamo a quest’ora e ti disturbo. Non mi conosci, ma io sì, attraverso i tuoi libretti avuti da un’amica”. Sul momento capivo poco… ma  poi di mano in mano che mi esponeva le sue paure, i suoi sbagli, il suo desiderio di farla finita per sempre con la vita mi sono resa conto che ero sveglia e di quanto ella soffrisse, tanto da chiamarmi a quell’ora di notte. Allora mi è venuta in mente la frase udita quel giorno: “ECCOMI, TU SEI LA MIA GIOIA “.
Ormai erano passate le due e ascoltavo, ero certa che alla fine, sentendosi ascoltata, si sarebbe tranquillizzata. Mentre parlava chiedevo a Dio: “Sii Tu la sua pace…”e così fu veramente.
MI lasciò augurandomi la buona notte con la promessa che mi avrebbe chiamata il giorno dopo.
A dire “ECCOMI” ci vuol poco… ma dirlo quando meno si aspetta, mentre mangio, mentre dormo, mentre sto male… dirlo in quel momento non è sempre facile  ma se si ama davvero, si può. E forse per quella risposta:”ECCOMi” qualcuno si salva.
Quella notte, avevo solo ascoltato e parlato poco. L’amica aveva capito che c’ero e che ero tutta per lei.

briciola di giugno

• 2  telefonata
24 giugno festa di San Giovanni.
Al mattino telefono a Giovanni Pastorino per fargli gli auguri, è il suo onomastico. Per molte persone non è un nome nuovo, è Giovanni, il fondatore del trimestrale “IL SEME”. Non sta bene sia per l’età che per i tanti malanni che ha, il più preoccupante è quello del  suo cuore malandato e stanco di battere. E’ già stato in rianimazione un paio di volte, ma nello spirito sembra ringiovanire.  Viene a casa mia ogni volta che mette il mio articolo sul SEME per ripassarlo insieme. A vederlo sembra proprio un sosia di San Francesco. Non si cura tanto del suo aspetto: indossa vestiti regalati, ha sempre le stesse scarpe d’estate e d’inverno, è quasi senza denti, ma non pensa a sostituire quelli che mancano, va tutto bene per lui. Ha dedicato tutta la sua vita agli altri, con i suoi scritti e la moltissima corrispondenza. Quando lavorava all’orto botanico del comune di Genova, era un vero professore senza laurea. Ha una cultura enciclopedica che va dall’astronomia, alla fisica, dalla botanica alla letteratura, alla storia, alla geografia, matematica ecc. E’ autodidatta. Da piccolo studiava mentre custodiva le pecore o badava alla “carbonaia”, che era una tecnica molto usata in passato, per trasformare la legna in carbone. Sono fatti che mi ha raccontato lui, io, incantata , lo ascoltavo. Quando, nel 1986,  mi ha chiesto di scrivere per “IL  SEME”, gli ho risposto: “Ma io non so scrivere, so solo raccontare”. “Allora, scrivi come parli: racconta”.
Non è mai  andato in cattedra o parlato in pubblico, non ha mai amato l’apparire… ha vissuto da povero ed era contento di vivere così. Vedeva  in tutto un disegno di Dio. Quel 24 giugno mi ha detto al telefono:  “Anche adesso che sono stanco, malato e vecchio  posso essere utile e fare qualcosa di buono. C’è un mio amico molto povero che non sempre ha denaro per mangiare, ma si vergogna di andare al Masoero (istituzione comunale dove ai poveri è dato un pasto da consumare a casa e un letto per la notte a chi non sa dove andare a dormire) così vado io al suo posto  a prendere la razione. Faccio la fila per lui e quando è il mio turno ricevo quattro panini, mezzo litro di latte, una porzione di formaggio e un frutto, poi glielo porto. Stamattina davanti a me c’era una donna arrabbiata e disperata, perché un’altra donna le era passata davanti, le ho ceduto il mio posto poi sono riuscito a calmarla. Penso proprio che il Signore mi abbia messo lì anche per questo. E quando porto il pasto al mio vecchio amico lui è contento”.
Chi si farebbe povero a farebbe la fila per l’altro, per l’amico, come Giovanni? Mettersi al posto dell’altro… è un fatto, non sono parole, non è sempre comodo. E’ più facile dare denaro in elemosina… non costa niente, non ho che da aprire il portafoglio senza scomodarmi. Ma se con l’elemosina ci metto il cuore e rinuncio a qualcosa – anche solo a un caffè o a qualcosa che desidero ma non necessario – allora l’elemosina è amore, è carità vera.
San Paolo dice: “se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai  poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla”.

Con amicizia  Carla Zichetti

Grazie a tutte le briciole e le persone  che, dopo aver letto la briciola del mese, mi inviano le loro esperienze e le loro riflessioni. Certamente sono semi che daranno frutti…chissà cosa nascerà??? Certamente sono tesori che non terrò solo per me, è la condivisione che ci arricchisce. Per te, cosa vuol dire: esserci?

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