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Briciola di Maggio 2020

Briciola di Maggio 2020

Briciola di Maggio 2020

COME UNA MADRE

“E’ ormai vicino il mese di maggio, nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario a casa, in famiglia. Una dimensione, quella domestica, che le restrizioni della pandemia ci hanno “costretto” a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale.
Perciò ho pensato di proporre a tutti di riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio. Lo si può fare insieme, oppure personalmente; scegliete voi a seconda delle situazioni, valorizzando entrambe le possibilità. Ma in ogni caso c’è un segreto per farlo: la semplicità …

Con queste parole Papa Francesco ci invita a non perdere la bella tradizione di guardare con più intensità a Maria, la madre di Gesù, durante il mese di maggio. Per noi, Briciole di speranza, è un invito che è già scritto nella profondità del nostro cuore perché Carla ce lo ha ricordato durante tutta la sua vita. E’ difficile sintetizzare il rapporto che legava Carla alla Madre di Gesù, non tanto perché “complicato” da riflessioni teologiche ma perché, nella sua disarmante semplicità, è presente in ogni istante della sua vita e i suoi diari lo testimoniano.
C’è un “titolo” con il quale Carla chiama comunemente e continuamente Maria: la mia Mamma. Spesso non la nomina nemmeno (come non si nomina la propria madre) ma si rivolge a Lei come alla mamma:
Mamma, fammi quelle grazie che non ti so chiedere, ma che hai pronte per me. Tu vedi, sai, conosci. Aiutami.[1]

L’evangelista Giovanni pone sulle labbra di Gesù negli ultimi istanti della sua vita terrena, un atto di affidamento di Maria al discepolo amato e, viceversa, un affido del discepolo alla Madre. Un’alleanza più profonda dei legami di sangue che chiede un abbandono l’uno nell’altro. Dell’apostolo Giovanni si dice che: “Da quel momento la prese tra le cose sue più care, nella sua casa”. Un’accoglienza che ha il sapore e la tenerezza di una vera madre e la forza del volto materno di Dio Amore. Carla ha perso presto la sua mamma terrena e ha trovato in Maria non una sostituzione ma un’Altra presenza che porta in sé i due volti:
Cara Mamma mia Maria, domani è la tua festa ed anche la mia (la prima apparizione a Lourdes ndr.),
perché sono tua figlia,
perché mi ami, perché ti amo.
Sei la più buona di tutte le mamme.
La mia è venuta presto da te, così ho due mamme in cielo.
Mi ascoltate insieme?
Sai quanto soffro, sai quanto amo,
sai anche quanto desidero star un po’ meglio.
Senti, fammi questo regalo: illumina i medici
e fammi trovare un po’ di sollievo.
Tienimi stretta a te, perdonami quando mi ribello e mi lamento.
Ciao Mamma, ti bacio, sorridi alla mia mamma Lina lì con te,
insieme sorridete a me e beneditemi.[2]

Insieme con Maria, la mamma, Carla si ingegna per essere presente con sollecitudine alle tante briciole che si rivolgono a lei. Pur essendo spesso priva di forze fisiche, si offre come consolazione, ascolto, amore tenero e accompagnamento deciso. Come Maria, dopo il dono dell’annuncio, si alza in tutta fretta, fa il primo passo, precede nell’amore e corre da sua cugina Elisabetta che, nella sua vecchiaia aspetta un figlio. Non va per cantare il Magnificat ma va per servire. La visitazione è la scena del contagio della gioia e del dono dello Spirito Santo. Quando Elisabetta riceve il saluto di Maria, il movimento del suo bambino è un balzo di allegria, un trasalire di beatitudine, mentre sua madre è riempita di Spirito Santo e diventa profeta.

E questa esperienza di gioia è nata dal gesto di servizio che Maria ha posto. La carità è fonte della nostra gioia. Quando il nostro amore si fa preveniente, universale, diventa habitus del nostro spirito.

Maria, mamma nostra, dà forza a tutte le mamme perché stiano ritte come te
sotto la croce, per mantenere la pace, la concordia nelle loro famiglie.
Che siano capaci di fare da “cuscinetto” e parare i colpi, che arrivano da una parte o dall’altra perché la famiglia sia unita e cresca.
Quante mamme conosco che vivono così ogni giorno![3]

Nell’ascolto delle briciole, Carla non è esente dalla tristezza e dalla fatica del cuore. Come quando Maria è invitata insieme con Gesù ad una festa di nozze e nel bel mezzo scarseggia il vino, viene meno la gioia.
Avviene per ogni amicizia, per ogni matrimonio, per ogni iniziativa, per ogni cammino di impegno cristiano: si comincia nell’entusiasmo e nella gioia; il vino è sim­bolo, appunto, di questa gioia e dell’amore che ne è la causa. Tuttavia questo amore e questa gioia come il vino di Cana, col passare dei giorni o degli anni, si consuma e viene meno; ogni sentimento umano, pro­prio perché umano tende a bruciarsi e ad esaurirsi; l’abitudine è «quel mostro che riduce in pol­vere tutti i nostri sentimenti» (Shakespeare); allora cala come una nube di tristezza e di noia; a quegli invitati alle proprie nozze che sono le persone che abbiamo accanto non si ha più nulla da offrire se non la propria stanchezza, la propria freddezza reciproca e spesso la propria amara delusione: idrie piene di semplice acqua. Il fuoco al quale erano venuti per scaldarsi si va spegnendo e tutti cercano altri fuochi fuori delle mura di casa per scaldarsi il cuore con un po’ di affetto.

C’è rimedio a questa tristissima prospettiva? Sì! Quel­lo stesso rimedio che ci fu a Cana di Galilea: invitare Gesù alle proprie nozze. Se egli sarà di casa, a lui si po­trà ricorrere quando comincia a venir meno l’entusiasmo, perché dall’acqua della routine, egli sappia far nascere, a poco a poco, un nuovo vino mi­gliore del primo, cioè un nuovo tipo di amore meno effervescente, ma più profondo, più duraturo, fatto di comprensione, di conoscenza reci­proca, di solidarietà, fatto anche di tanta capacità di per­donarsi. Un amore, insomma, che sappia diventare amore evangelico.

Carla ci invita a diventare intercessione perché il Figlio di Dio pronunci la sua parola di salvezza.
     Ave Maria piena di grazia, prendimi, stringimi a te;
      tu sei benedetta tra le donne: poni le tue mani su di me –
      benedetto Gesù: donamelo ogni giorno, ogni momento –
      Mammina mia: sorridimi, ascoltami
      prega per me adesso: parlami, fatti sentire, ne ho bisogno
     prega nell’ora della morte: mi fa paura, ma se tu vieni a prendermi non ne
avrò più.
Non lasciarmi sola in quel momento.
     Ti aspetto ora e sempre. Così sia.[4]

Possiamo vivere questo mese di maggio, come il Papa ci invita a fare, uniti a Maria, pregando insieme ogni giorno con la preghiera dei bambini, l’Ave Maria.

Mi piace ripetere alla sera prima di addormentarmi quello che Carla dice spesso nei suoi scritti:
Maria, mammina mia, fammi dormire questa notte!

Padre Alfredo Feretti

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[1] C. ZICHETTI, Ho spiato l’aurora, p. 137
[2] Op.cit., p.183
[3] Op. cit. p. 297
[4] Op. cit. p. 97


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