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Andrò a Lourdes…cosa metto nella valigia?

Andrò a Lourdes…cosa metto nella valigia?

Andrò a Lourdes…cosa metto nella valigia?

E’ prossimo ormai il giorno della partenza per Lourdes con il pellegrinaggio nazionale dell’UNITALSI:
24 settembre 2013. Mi sono iscritta a giugno, mentre ero a Loreto, stavo benino, nulla mi faceva prevedere come sarei stata nei mesi di luglio e agosto e come sto tuttora, spero sempre di migliorare. Nonostante tutto non ho tolto l’iscrizione per Lourdes, sono certa che, con l’aiuto di tutti, ci potrò tornare.
Cosa metterò nella valigia? 23 anni fa scrissi già su questo argomento, avevo 67 anni (una giovinetta a confronto dei 90 di adesso), ma non sono cambiati i sentimenti, i desideri, le speranze.
Come prima cosa, metterò una infinità di “grazie” per la vita, per tutti i doni ricevuti da Dio, per averlo incontrato, per avermi chiamata a seguirlo, per tutti gli amici incontrati e anche per la malattia, perché la mia vita sarebbe stata diversa se, a 23 anni, non mi fossi improvvisamente ammalata.
Ci metterò la mia anima da purificare perché sia trasparente come un cristallo affinché nel mio sguardo, nel mio sorriso tutti leggano la gioia di sentirmi amata da Dio.

briciole di settembreCi metterò le mie lacrime e le mie mancanze di fiducia e di abbandono nei giorni (sempre troppo lunghi) della prova, del dolore fisico e dell’abbattimento morale, ci metterò le mie debolezze, le mie cadute, le mie promesse non mantenute. So di affidare tutto a una Mamma che non mi giudica, che non mi rimprovera, anzi, proprio per la mia debolezza, mi prende per mano, mi sostiene,  mi accompagna e lo fa attraverso le briciole e le amicizie generose e fedeli che mi ha fatto incontrare a Lourdes in particolare e lungo il cammino della mia vita spesso molto faticoso, buio e misterioso per me.
Ci metterò tutte le testimonianze di vita che ricevo per posta, per telefono, durante gli incontri a Loreto, a Lourdes e a casa da ogni briciola, anche da quelle che pur non sapendo scrivere, esprimono con due parole anche in dialetto, sentimenti così veri e toccanti che neanche i più famosi scrittori sanno dire con tanta chiarezza e verità.
Ci metterò i nomi, noti a Dio, di tutti quelli che stanno spendendo la vita per farsi prossimo, fratello, sorella, amico, medico, assistente spirituale, compagno di viaggio di chi fa fatica a camminare da solo, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle carceri, nelle missioni.
Ci metterò i desideri di chi mette a repentaglio la sua vita per la pace nel mondo e nelle famiglie, ci metterò il nome (che solo Dio conosce) e il desiderio dei profughi, perché trovino accoglienza, rifugio, libertà e speranza.
Ci metterò il desiderio di tante persone che vorrebbero venire con me, ma non possono concedersi questa gioia perché, o per la malattia troppo grave o per altri impedimenti dovuti a mille cause diverse, sono impossibilitati a realizzare il loro sogno.
Ci metterò una particolare preghiera per i medici affinché si sentano davvero dei testimoni di Cristo e vedano nel malato un Cristo vivente, chiamati a curare la sua carne, è carne di Cristo, come dice Papa Francesco. Francesco quando incontrò il lebbroso, scese da cavallo, si chinò lo abbracciò e  lo baciò, fu quel bacio e quell’abbraccio che cambiò la sua vita e lo convertì. Se avessero una briciola di questo spirito i nostri medici e chiunque ha scelto questa professione, non per i soldi, ma per un ideale, siano essi infermieri, assistenti o altro, il mondo della sofferenza cambierebbe, perché dove c’è un sorriso, una carezza, un bacio, un po’ tenerezza, anche il cielo più tenebroso si illumina e rinasce la speranza, anche dove c’è la lacrima appare un sorriso.
Maria benedici le loro mani, i loro passi verso chi soffre, la loro  bocca, i loro occhi, le loro orecchie, il loro cuore perché sia pieno del tuo amore per tutti, così sarà sempre accesa la luce della speranza, guai a chi, con un soffio, la spegne, è una grande responsabilità.
Metto nella valigia le paure, le stanchezze di tante briciole e  tanti amici che non ce la fanno più ad andare avanti, affinché non si sentano soli, che incontrino un cireneo che li accompagni, una Veronica che asciughi le lacrime, una mamma come Maria che sta accanto a loro per sostenerli con il suo amore, come “stava” ai piedi della croce.
Metto nella valigia le speranze di ognuno, speranze nella vita serena, nella pace familiare, nel lavoro da trovare, nella forza per sostenere la fatica quotidiana di accudire a un figlio, un genitore, un parente, un amico gravemente malato, invalido e inguaribile. Penso alla piccola Lucia anocefala e a sua mamma Silvia, penso a Luciano, Nicolò, Anna Maria, Veronica, Federico, Rosangela, Graziella, Francesca, Andrea e centinaia di altri dei quali conosco la vita attraverso la corrispondenza, l’incontro e il telefono.
Metto nella valigia tutte le preghiere espresse o non espresse,  perché Mariai ci dia coraggio, ci prenda per mano, ci stringa fortemente a sé, anche quando siamo stanchi e tentiamo di scappare e ci dia pace e speranza.
Metto nella valigia le domande della Chiesa, perché sia santa, e sia quella che Dio vuole, pur santi e peccatori come siamo, perché venga la pace nel mondo.
Metto nella valigia il desiderio che ci venga a prendere Lei, alla fine della vita, per portarci nel regno di Suo Figlio.

briciole di settembreE metterò per chiuderla, i libretti del Rosario e della Via Crucis, che là, tanti e tanti mi chiedono. Ecco cosa metto nella mia valigia…forse dimentico qualcosa, ma la metterò, come sono solita fare, all’ultimo momento, ma prima chiuderò i piccoli “vuoti” rimasti qua e là, con tanti bigliettini di grazie, perdonami, accoglimi, ottienici la pace, ti amo.
Scrivo tutto questo perché il mio cammino con lei è cominciato a Lourdes nel 1963. Chi l’avrebbe pensato? Sono 50 anni. Allora ero sola, sola, nemmeno un amica con la quale parlare, ero partita dall’ospedale di Pietra Ligure ed ero salita da sola su quel treno “azzurro” dell’Unitalsi che si era fermato in stazione per accogliere me. Proprio su quel treno feci il primo incontro con Marisa (di 24 anni, distrofia muscolare) che la mamma stava imboccando. Abita vicino a me, ci sentiamo per telefono, non possiamo incontrarci in altro modo.
Vorrei andare alla grotta di Lourdes con lo spirito con cui vi andava Bernadetta, sempre in attesa di sentire quella voce dolcissima, sempre ansiosa di sapere chi era quella Signora, sempre in umile atteggiamento di preghiera e di obbedienza. Senz’altro Lei mi farà sentire la sua voce. Vorrei andarvi con l’entusiasmo e il desiderio della prima volta; perché incontrare il Signore in questo sacro e misterioso posto, è sempre un dono, una novità, una occasione da non lasciar perdere.
Con amicizia, la vostra briciola sempre più sbriciolata Carla Zichetti di Genova

Se qualcuna/o vuole mandare una intenzione particolare, la  porterò alla Grotta e la depositerò là.

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