LIBERA LA TUA ANIMA… rimettiti le ali
Carissimo amico…
Se potessi esserti vicino ti vorrei abbracciare per non farti sentire tanto solo e ti vorrei dire tante cose, ma forse starei in silenzio e nell’abbraccio capiresti il desiderio che ho di vederti alzare lo sguardo per guardare il cielo! Il tempo non si è fermato, il sole continua a sorgere, e sorge per te, perché i tanti doni che Dio ti ha fatto rendano ancora frutto per gli altri. La tua lettera mi ha spinto a risponderti subito, per farti sentire la mia vicinanza, per farti compagnia.
Credi che sia una cosa da poco questa? Fare compagnia, prendere per braccio, stringere una mano per rialzare chi è caduto, per dare forza e coraggio a chi si sente debole?
Non sono le persone, efficienti, scattanti, tutto-facenti che sostengono e confortano chi soffre e si sente debole e sfinito nell’anima come ti senti tu adesso, dopo la morte di tua moglie, ma persone, che pur vivendo l’esperienza della propria debolezza e nullità, la manifestano con la semplicità e l’umiltà dei piccoli e non sanno che in questo modo, aiutano gli altri a vincere le loro debolezze, a guardarsi dentro per venirne fuori, come hai fatto tu con me, adesso, parlandomi di te e del tuo stato d’animo… Se sto in piedi e vado avanti, è anche per merito tuo. Grazie.
Anch’io spesso mi lascio prendere dallo sconforto e dalla paura, per la solitudine, la debolezza, i malanni che si aggiungono a quelli che già ho, ma poi penso che Dio provvederà anche a me, non può abbandonarmi, l’ha promesso Lui: Non abbiate paura sarò sempre con voi.
Posso ancora scrivere ed esprimere i miei pensieri (tanti vorrebbero poterlo fare e non possono), le gambe mi fanno male e non mi reggono quasi più, ma ancora le ho, ho le mani e le posso usare…ho gli occhi e posso vedere…ho l’udito e posso ascoltare…ho la voce e posso parlare…ho la vita che Dio mi conserva e la posso spendere…perché dovrei rattristarmi, invece di ringraziarlo per tanti doni? Sai, quando mangio e riesco a inghiottire, ringrazio spontaneamente Dio di poterlo ancora fare perché ho avuto dei periodi molto lunghi che non potevo più inghiottire e mi hanno nutrito con una sonda nell’intestino. Allora non c’erano i mezzi di adesso. Non ci accorgiamo dei doni che abbiamo, crediamo tutto naturale, scontato, mentre invece tutto è miracolo.
Avevo un amico che si chiamava Carlo, abitava in un paesino della Sardegna, era malato di SLA, respirava ogni 4 secondi, era intubato, non parlava, né muoveva le palpebre, eppure ha scritto un libro “Pensieri di uno spaventapasseri” dettando parola per parola alla moglie col solo movimento degli occhi. L’ho letto e ti dico che mi ha insegnato a vivere al massimo e a sorridere, mi ha insegnato a ringraziare Dio perché posso bere un bicchier d’acqua da sola… Cosa che cinque anni fa, per un lungo periodo, non potevo fare. La vita conta solo per quel che siamo “dentro”. Possiamo non avere né possedere niente, ma essere padroni di tutto. La schiavitù del corpo scompare quando è libera l’anima.
Nella tua lettera aggiungi alla fine: “bonariamente” – invidio chi può seguirti spensieratamente nei pellegrinaggi… Ecco, quello “spensieratamente” non corrisponde alla verità perché molti vanno ai pellegrinaggi portando o nella carne o nel cuore delle ferite grandi e, umanamente inimmarginabili: c’è chi ha perso un figlio in giovane età tragicamente o dopo lunga e dolorosa malattia, chi è in cura chemio-terapica e va a fare riserva di energia spirituale, chi è in carrozzella da una vita, chi ha la ferita della separazione dopo anni di matrimonio, chi ha un familiare schiavo della droga, chi – come te – ha di recente perso il coniuge…tutti, tutti, tutti hanno nel cuore il segno della croce, ma è un segno di vita non di morte, è un segno di risurrezione, di speranza, non di disperazione e di tristezza, è un segno che illumina ogni notte. E’ un segno che ha cambiato il mondo e lo cambia ogni giorno.
So che le mie parole non cambiano niente, ma ho fiducia nella grazia del Signore. Torna l’uomo che ho sempre conosciuto, la persona che vola con la fantasia e scrive parole di speranza, parole che illuminano, parole che scaldano il cuore.
Conservo le tue poesie, sono di una bellezza ineguagliabile, sono le ali che il Signore ti ha donato per volare sopra ogni tempesta. Penso che faresti contenta tua moglie se riprendessi a scrivere e a “volare”. Chi ti legge impara a volare con te…Puoi farci ancora questo dono, se vuoi. Io prego perché questo avvenga. TI abbraccio Carla
PS: Se vuoi scrivimi ciò che pensi dopo questa lettura, è un po’ lunga, ma è estate, hai più tempo per riflettere.
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