ELOGIO di un’abitudine dimenticata. SCRIVERE
Di quanta gioia ci priviamo, perché non ci scriviamo più! Ormai, quasi tutto si affida a ciò che svanisce, che passa e va senza lasciare traccia, i sentimenti più intimi e segreti si affidano al telefono, agli sms via telefono o computer o alle migliaia di biglietti pre-confezionati per le varie occasioni, nascita, morte, compleanni, matrimoni…e anche divorzi, separazioni… e chi più ne ha , più ne metta. Ora poi ci sono anche i pps del computer, li puoi pescare ciò che vuoi…tutto pre-confezionato dagli altri, saranno bellissimi, ma la farina del tuo sacco è più preziosa dell’oro degli altri; tutto per fare presto, come ci si volesse togliere di dosso un fastidio o un pensiero, come se scrivere a un amico, a un figlio o ad un genitore, a un nonno o a un vecchio amico per sapere come sta, sia diventato oggi un fastidio da togliere…come si toglie un dente…o un sassolino dalla scarpa.. così tutto è destinato a non lasciare traccia. Si seppellisce la memoria, si seppelliscono i sentimenti più belli, i ricordi più cari. I giovani d’oggi avranno domani dei ricordi belli da raccontare ai loro figli, nipoti, scritti da rileggere insieme??? Come è bello oggi riguardare le vecchie fotografie ingiallite dal tempo e leggere dietro i saluti dei nostri cari, dei nostri amici…Rivedere e leggere le vecchie letterine di Natale che da bambini scrivevamo ai nostri genitori; ora che siamo vecchi – e io lo sono – ci fanno ancora sorridere. Chi sa più sorridere oggi? Invece di crearci il “pieno di affetti” per il futuro, ci creiamo il “vuoto”, il “nulla” e siamo sempre più soli. Sembra che il futuro non esista, questo ci insegna la propaganda di oggi.
Sono da alcuni giorni a Loreto e rifletto così, perché ho portato con me tante lettere di amici da rileggere in questo periodo di riposo (ma per chi malato il riposo non esiste) mi fanno compagnia e mi aiutano a vivere come quando le ho lette la prima volta.
C’è la lettera di un’amica che per il 50° di matrimonio mi ha scritto la prima lettera della sua vita,, è da incorniciare, perché ogni errore è per me un bacio, altre sono scritte da mani incerte, che forse hanno perduto l’abitudine a scrivere, ma esprimono sentimenti così veri e profondi che neanche la mente di letterato o di genio potrebbe scrivere così semplicemente. Sono parole che bruciano e fiammanti come il fuoco, parole che accendono la speranza; che sono come un vero balsamo e leniscono ogni pena, sono parole che vanno diritte al cuore. Parole che danno la «carica” e io in questo tempo ne ho tanto bisogno.
La parola scritta è sempre lì, pronta a farsi prendere per essere letta, riletta, meditata, gustata come una cosa nuova che ti ridona la vita. Fa compa¬gnia, senza stancare; fa ricordare la persona che l’ha scritta e perché l’ha scritta. Quando (per mesi e anni) sono stata in sanatorio, lontana da casa, il momento più bello e atteso era quello della distribuzione de!la posta. Che gioia riceverla! Che tristezza e che delusione, invece, quando passavano le settimane e i mesi senza che nessuno mi ricordasse…
- LINA, una mia vicina di casa di 85 anni, una volta rimasta vedova, mi ha detto che passava il tempo rileggendo le valanghe di lettere che lei e suo marito si erano scritti ogni giorno più di 60 anni prima. Ne aveva una valigia piena. Adesso, attraverso quelle lettere, riviveva quel tempo di gioia, di amore, di progetti per il futuro. Il suo Giovanni le era vicino come prima, attraverso lo scritto, e l’incoraggiava ad aver fiducia: lui era solo arrivato prima a quel «traguardo”, al quale tutti arriveremo.
Oggi, mentre sono a Loreto e ho paura del futuro, dell’incontro con le briciole che verranno perché non ho forza e mi sento uno straccio, m i sono arrivate dal cielo alcune lettere come quella di Loredana e Filomena: ecco pochi pensieri a conforto anche di chi li leggerà - LOREDANA. Carla, leggerti è sempre una grazia che si rinnova per me. Ti sento come la mia nonna spirituale e ti voglio un sacco di bene. Capisco il peso che senti. La tua stanchezza, la tua solitudine e la tua paura, non mi sono nuove, le ho provate e le provo anch’io sulla mia pelle. Tutti abbiamo bisogno di un angelo, specie in questi momenti difficili e dolorosi dove sembra che il buio ci inghiottisca in una voragine senza fondo nella quale non riusciamo, non solo a scorgere la luce, ma anche a ricordarci che possa essercene ancora per noi. In un momento come questo anche Gesù, nel Getsemani, ha avuto bisogno di un angelo e Dio glielo ha inviato. Se dunque Gesù, vero Dio e vero Uomo, ha avuto bisogno di un angelo, perché non dovremmo averne bisogno noi?
Io so bene di non essere un angelo, ma se potessi esserlo anche per un solo istante, sarei proprio felice di diventarlo per te.. Allora ti direi che la Croce è solo il retro della medaglia della resurrezione, ti direi che il Paradiso è meraviglioso ed è per l’eternità, che in questo posto fantastico Gesù e Maria ti stanno aspettando con gioia per renderti il centuplo per ogni piccolo atto di amore che hai donato nella tua vita…ti direi…quante cose ti direi ancora…Un abbraccio dalla tua “nipotina” ( se mi vuoi così). - FILOMENA…(è sotto esami e analisi per fortissimi dolori alla schiena). Mi sento come una formica che ha tanto da camminare, la strada è lunga e sono tutti davanti a me ad una certa distanza, quando non ce la faccio più e cado, guardo dietro di me per cercare aiuto e non c’è nessuno che mi possa aiutare perchè sono l’ultima formica sulla faccia della terra… è così che mi sento. Stasera voglio pensare che quando cado il Signore mi afferra e se proprio non ce la faccio, mi prende in braccio e mi porta Lui. Se sono sulla barca insieme a te mi sento al sicuro, perchè so che tu con Gesù hai un filo di comunicazione diretto per cui diventa più facile “contattarlo”…Ci vediamo a Loreto, lo spero tanto…
- MIO PADRE. Una sera di molti anni fa, precisamente nel 1990 in un momento di particolare sconforto, presi da sotto il cuscino, una logora e vecchia busta di plastica ove conservavo e conservo tuttora, insieme all’immagine di Maria SS.ma e del Volto Santo, una lettera che mio papà mi scrisse nel 1975. Era estate ed ero ricoverata in montagna a “La Santona,., un ospedale sanatoriale in provincia di Modena. Avevo scritto a mio papà invitan¬dolo lassù qualche giorno, così avrebbe potuto stare al fresco e venire a trovarmi. Lui era appena tornato da Roma, dove era andato per l’Anno Santo. Trascrivo tale e quale la sua risposta.
«Genova, 25 agosto 1975. Carissima figlia Carla, grazie del tuo biglietto. In S. Pietro – per fare il vero Anno Santo – avevo con me mons. Segretario del Vescovo di Albano, che mi diede un piccolo volume con le preghiere personali per ottenere un buon giubileo e indulgenze. Ho molto pregato e ho pianto perché tu possa ritornare a casa guarita da tutti i tuoi dolori.
Ho pregato per tutti, anche per le persone che mi hanno fatto solo del male. Ho pianto commosso dalla gioia. Gioia che nessuno potrà capire se non ha una grande fede – non nell’essere umano – ma in Nostro Signore Dio, nel suo adorato Figlio e nello Spirito Santo. Ho pregato la Madre celeste, che ci protegga da ogni male fisico e spirituale e che tu riprenda la tua salute, dopo tante sofferenze.
Il tuo invito è bello, anzi bellissimo, ma ora non mi sento, sono molto stanco e col caldo che c’è, mi pare che mi manchi il respiro, l’aria. Saluti, tanti bacioni e il buon Dio ti possa vedere e darti la tua salute. Tuo papà».
Mio papà aveva 77 anni quando mi scrisse quella lettera: morì che ne aveva 82. Aveva frequentato solo la terza elementare. Se mio papà non mi avesse scritto quella lettera? Se mi avesse telefo¬nato o mandato un messaggino o una e-mail? Avrei potuto stamparla, ma non era la sua calligrafia, in quella calligrafia c’era e ci sarà sempre lui, mio papà che piange e che prega per me, che mi vuol bene per sempre.Lo scritto rimane, è fedele, conforta, riempie la solitudine, ci fa sentire vivi.
Facciamo il pieno di affetti specialmente in questo tempo d’estate, perché l’affetto e l’amicizia, non vanno mai in vacanza. Vi abbraccio tutti CARLA
PS: Se vuoi scrivimi ciò che pensi dopo questa lettura, è un po’ lunga, ma è estate, hai più tempo per riflettere.
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